Un altro Ticino, un’altra politica (commento)

04 febbraio 2019

Un altro Ticino, un’altra politica  

“Perché hai rinunciato a giacca e cravatta nell’immagine della campagna?”. “Non prevedi alcun aperitivo elettorale?”. “Quali gruppi di interesse ti hanno garantito il loro appoggio?”. Molte le domande che mi sono state poste nelle ultime settimane da amici e conoscenti. Quasi tutte fanno riferimento a un’immagine precisa di politica che sembra essersi cristallizzata nell’immaginario comune. Il politico si veste in un certo modo, parla dal pulpito, focalizza i suoi interventi sui problemi, critica la parte avversa, riesce a partecipare a tre-quattro eventi durante la stessa sera. Insomma: il politico è un supereroe. 

Non farò finta di essere chi non sono. Non starò a raccontarvi favole come ad esempio di essere cresciuto a pane e politica o di conoscere alla perfezione i vari dossier. Non ho militato per anni tra i ranghi di un partito e sono stato scelto anche per questo. Quello che posso portare al territorio che amo è la mia persona, il mio modo di intendere la vita e i miei valori. Ritengo che non possa essere un buon amministratore della nostra società chi rinuncia a tutto – affetti, famiglia, salute – per la politica. Il buon esempio lo si deve dare anche curando questi ambiti fondamentali.

E ancora: non cercherò appoggi da chi non sono sicuro di poter rappresentare. Non spenderò cifre esorbitanti per la campagna perché non è questa la politica in cui credo. Se sarò eletto, non trascorrerò il quadriennio preparando quello successivo, ovvero: facendo campagna elettorale, cercando il massimo della visibilità, schivando tutti i temi sensibili e delicati. 

Sto dedicando queste settimane di avvicinamento al 7 aprile all’ascolto. È un grande privilegio: disporre del tempo necessario per incontrare le persone, scambiare quattro chiacchiere per strada o attraverso altri canali quali i social media. Da oggi è online il mio sito, eliafrapolli.ch, che presenta attraverso brevi capitoli la mia visione. È un punto di partenza, non di arrivo. Ritengo che il consenso vada costruito e che una proposta politica sia il frutto di un processo partecipativo che parte dai valori e dalla visione del candidato per poi arricchirsi con proposte e idee che arrivano da fuori. Per questo: scrivetemi, vi ascolterò. 

Un altro tema per me importante è la necessità di guardare non tanto all’oggi ma al domani. In un mondo in continua evoluzione, chi amministra la cosa pubblica è chiamato a sapersi adattare, a cogliere l’attimo, a reinventarsi giorno per giorno. Un candidato andrebbe valutato non solo per le idee che propone oggi, ma soprattutto per la sua capacità di affrontare i problemi futuri e trasformarli in nuove opportunità.

Da tempo ho l’impressione che la tastiera dei politici digiti sempre le stesse parole, formuli le stesse analisi, tragga le stesse conclusioni. Se sarò eletto, mi impegno sin d’ora ad occuparmi della cosa pubblica con lo sguardo di chi viene da fuori. 

Troppo ottimista? Ingenuo? Lo deciderete voi.  

  Per un altro Ticino, per un’altra politica.